MARIE CURIE, EINSTEIN E LO SCANDALO MEDIATICO
Marie Curie, una delle migliori e curiose personalità del ventesimo secolo, fu la prima persona a vincere per due volte il premio Nobel.
La sua vita non fu tutta rosa e fiori: in una pagina del suo diario leggiamo: «La vita non è facile per nessuno di noi. Ma cosa possiamo farci? Dobbiamo perseverare e, soprattutto, credere in noi stessi. Dobbiamo credere che siamo nati per qualcosa e dobbiamo raggiungerla, questa cosa, a qualsiasi costo!».
Determinata a raggiungere i suoi obiettivi, non si curò della retrograda mentalità francese, razzista e antifemminista, di fine 800.
Si laureò in fisica nel 1893 e in matematica nel 1894 mentre si prendeva cura delle sue due figlie.
Marie conobbe Pierre Curie, noto professore, nell’estate del 1894. Si sposarono l’anno successivo e, nelle loro ricerche, scoprirono il polonio (chiamato così in onore del paese natale della scienziata) e il radio. Insieme, nel 1903, vinsero il premio Nobel.
Nel 1906 Pierre Curie morì in un incidente stradale. Fu difficile per Marie accettare questa perdita così tanto che cadde in depressione: «Non riesco a pensare a niente che possa tirarmi su il morale, a parte forse la ricerca scientifica».
Marie prese il posto del marito e fu la prima donna a ottenere una cattedra alla Sorbona. La sua prima lezione fu tenuta il 5 novembre 1906 in una classe gremita di studenti e professori.
Nel 1910 conobbe Paul Langevin, un giovane professore di fisica, dottorando di Pierre. Egli era sposato ma interruppe la sua relazione molto tempo prima di incontrare Marie. Sua moglie non accettò mai la separazione e per vendicarsi mandò alla stampa le lettere d’amore scambiate da Langevin e Marie. Finalmente la stampa aveva l’occasione giusta per screditare una eccellente scienziata, descrivendola come una «perfida straniera, colpevole di aver distrutto una famiglia felice».
Quando Albert Einstein venne a conoscenza di questo fatto, il 23 novembre del 1911 le scrisse un’appassionata lettera
Stimatissima signora Curie,
non rida di me se Le scrivo senza avere nulla di ragionevole da dire, ma sono talmente in collera per le maniere indecenti con cui il pubblico si sta ultimamente interessando a Lei, da sentire di dovere assolutamente dare sfogo a questo mio sentimento.
Ad ogni modo, sono convinto che Lei coerentemente disprezzi questa gentaglia, sia che questa elargisca ossequiosamente stima nei suoi confronti sia che tenti di soddisfare il proprio appetito per il sensazionalismo! Mi sento spinto a dirle quanto io sia arrivato ad ammirare il suo ingegno, la sua energia e la sua onestà, e che mi sento fortunato ad aver avuto la possibilità di conoscerla di persona a Bruxelles. Chiunque non appartenga a questa schiera di rettili è certamente felice, ora e anche prima, del fatto che abbiamo tra noi persone come Lei, e anche come Langevin, persone reali rispetto alle quali si prova il privilegio di essere in contatto. Se la gentaglia dovesse continuare a occuparsi di lei, non legga quelle fesserie ma piuttosto le lasci ai rettili per cui sono state prodotte.
Con i miei più amichevoli ossequi
cordialmente,
A. Einstein
Poco dopo lo scandalo Marie ricevette un secondo premio Nobel (1911), questa volta in chimica.
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